Nel 2021 il digitale non è più e non deve essere più trasversale a economia, società e politica. Nel 2021 ne è già parte integrante, molecola essenziale della cellula della partecipazione e della cittadinanza attiva. La declinazione digitale deve infatti passare anche all’interno dei percorsi del Partito Democratico tramite tre concetti chiave: inclusione, trasparenza, partecipazione.
Inclusione intesa come abbattimento delle barriere architettoniche per favorire la piena accessibilità dei contenuti, inclusione intesa come abbattimento del muro del digital divide tra generazioni possibile solo tramite percorsi di digitalizzazione, alfabetizzazione informatica ed educazione digitale sostenibile rivolta a bambini, anziani e in generale a tutti i cittadini a rischio di analfabetismo funzionale.
Trasparenza come l’immagine della casa di vetro che dovrebbe essere un partito davvero democratico, fatta di contenuti aperti e copyleft, contenuti fruibili e trovabili facilmente, interessi personali e di lobby leciti ma allo stesso tempo bene identificabili da tutti i cittadini.
Partecipazione come l’insieme di tutte le azioni digitali atte a favorire la gestione e il coinvolgimento in rete attivo e concreto degli iscritti e di tutti i cittadini, tra cui la definizione delle infrastrutture tramite anche una regia nelle forniture di banda ultralarga per i circoli, di formazione e di offerte centralizzate per tutto il software utilizzato nei circoli PD, dal backoffice ai meeting, dalla comunicazione alle piattaforme in cloud.
Pensare che un post o peggio una reaction su un qualsiasi social media sia “Partecipazione” è il seme dell’idea di autoreferenziale e del populismo di destra. Partecipazione è condivisione, confronto, dialogo.